Diventa finalmente possibile e facile auto-prodursi verdure, piccoli frutti e piante aromatiche come pomodori, basilico, sedano, zucchine, fragole e insalate, anche in spazi piccoli come terrazze o porzioni di giardino, in modo da ottenere prodotti a metri 0. Il tutto secondo natura, vale a dire senza l’uso di mezzi meccanici e il ricorso a prodotti chimici, per ritrovare i sapori e i profumi di una volta.
La tecnica della bioattività va oltre la normale coltura organica per produrre cibo con alto potere nutraceutico e rende possibile l’orticoltura domestica cittadina, riproducendo, nel modo più fedele possibile, quanto succede nel suolo di una foresta naturale. È stato verificato scientificamente che i cibi che ne derivano sono più sani e nutrienti, in risposta al desiderio, sempre più radicato e profondo, di alimentazione sana e di riavvicinamento alla natura.
‘Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo’ – Ippocrate
Vediamo come e perché direttamente dalle parole del Dr. Agronomo Andrea Battiata, il promotore italiano degli orti bioattivi.
“Cambiare il sistema alimentare urbano a cominciare dalla coltivazione di orti con agricoltura rigenerativa per produrre cibo nutraceutico e sostenere la vitalità del suolo. Questo è diventato il nostro obiettivo.”
Coltivare cibi più nutrienti, ispirandosi a quello che succede in una foresta naturale. È l’obiettivo primario del progetto ORTI BIOATTIVI di Andrea Battiata, che si concretizza nella realizzazione di orti per la produzione, ad esempio, di pomodori, con concentrazioni più elevate di licopene (+18,5%), calcio (+15%), potassio (+11%), fosforo (+60%) e zinco (+28%).
Andrea Battiata, Agronomo e Consigliere della Società Toscana di Orticultura, è il principale cultore di questa pratica che vuole ristabilire il ruolo cardine dell’agricoltura, che per tutti i millenni della sua storia si era fondata sulla rigenerazione continua della vitalità del suolo e che, invece, nell’operato convenzionale si riconosce come nemica di questa fertilità naturale. Intorno a Firenze si stanno mettendo a punto sperimentazioni sull’orto cosiddetto bioattivo, in grado di fornire alimenti vitali e nutrienti e di contribuire alla fertilità dei suoli.
Dall’agricoltura che impoverisce i terreni a quella che li rigenera
“Oggi i concimi chimici non rigenerano più la terra, ma nutrono direttamen
Questo progetto, vuole dimostrare quanto contadini urbani e agricoltori, consumatori e attivisti, ma anche imprenditori illuminati possano davvero cambiare il sistema alimentare urbano e ricercare una nuova economia del cibo”.
Dal cibo prodotto solo per profitto a quello coltivato nel rispetto dei principi naturali
Alla base del metodo c’è la creazione di una condizione naturale, che potremmo chiamare anche selvatica, ovvero la formazione di un terreno il più vicino possibile a quello dei boschi. Niente aratura, né zappatura dunque: il suolo è naturalmente ricchissimo di organismi la cui attività, in seguito alle lavorazioni del terreno e quindi alla sua ossigenazione, viene alterata. Rigirando il terreno non facciamo altro che interrompere l’azione combinata di essudati radicali, residui organici e attività chimica di batteri, funghi e lombrichi, generando uno squilibrio nutritivo. Non servono nemmeno le concimazioni, poiché la fertilizzazione è un processo che avviene tramite la copertura organica permanente. Poi, un po’ come nell’agricoltura sinergica, ci sono le consociazioni, con la presenza di specie differenti di piante che si aiutano a vicenda.
Quelli che potremmo chiamare gli ingredienti di base sono un substrato di terra vulcanica, un compost di foglie o cippato, uno di lombrichi, un po’ di concime naturale (da fermentazione di altre piante), le micorrize, polvere di roccia addizionata ad EM e il preparato biodinamico 500.
Oltre il biologico verso il nutraceutico, per riportare il cibo alla base della nostra salute
In breve: usiamo la tecnica dell’orto sinergico (quindi rialzato), ma con due differenze:
1) rifacciamo la terra con sabbie vulcaniche e cippato compostato;
2) non usiamo la paglia per pacciamare, ma foglie compostate.
Cibo nutraceutico: termine derivante da “nutrizione” e “farmaceutica”, si ri
Orto bioattivo: esempio tangibile di come sia possibile auto-prodursi con facilità cibo di alta qualità. Trattasi di un sistema modulare realizzato con soli materiali naturali e in varie forme e dimensioni in grado di sviluppare la coltivazione di piante che crescono insieme a microrganismi benefici con cui stabiliscono un particolare tipo di simbiosi chiamata “micorriza”.
Le piante micorrizate non sono coltivate a terra, con il rischio di una contaminazione con il terreno circostante, ma in orti rialzati, o comunque con fondo isolato, contenenti terra vulcanica, composti organici e concime naturale, in grado di garantire il mantenimento dell’equilibrio tra radici e microrganismi.
La sequenza di strati e la composizione dello starter o attivatore sono stati sviluppati nel tempo con il supporto scientifico dell’Università di Pisa, ispirandosi ai processi naturali di rigenerazione continua della vitalità del suolo delle foreste pluviali, evitando così di trasformarlo in un supporto neutro sempre più mineralizzato e privo di vita, come avviene con le attuali tecniche agricole basate sulla concimazione chimica.
Ruolo di Giardango: come centro degli orti bioattivi per la Lombardia, Giardango, con il continuo apporto di Andrea Battiata e del suo team, si impegna a diffondere la cultura dell’auto-produzione, anche in città, di verdure e piccoli frutti per tutte le stagioni, con la garanzia che siano ben più sani e nutrienti di quanto si possa trovare sul mercato. Lo scopo è perseguito attraverso incontri a tema, corsi, esperienze pratiche e partecipative sui propri orti didattici nel garden di Carimate e presto in altri centri, così come attraverso la produzione del substrato di base e la sua offerta al pubblico, insieme a tutta una serie di servizi miranti alla realizzazione e avviamento di orti bioattivi direttamente presso i propri clienti interessati. In una parola, Giardango vuole fornire le conoscenze e il kit di base per permettere a chiunque di impiantarsi il proprio orto rialzato e beneficiare di alimenti sani e naturali.
Gli orti bioattivi, da banco di lavoro scientifico e agronomico per lungo tempo, si sono già trasformati in realtà concreta soprattutto in Toscana, dove negli ultimi anni si è andata fondando una comunità sempre più ampia sulla spinta incessante di Andrea Battiata e del suo team di esperti in materia. I risultati stanno convalidando la teoria e creando un volano sempre più poderoso nell’opera di diffusione intesa come l’offerta di una nuova opportunità di garantire e garantirsi benessere alimentare con metodi colturali semplici e naturali.
Gli obiettivi del progetto sono 1) produrre ortaggi di alta qualità (bioattivi – nutraceutici) e biologici; 2) rendere il sistema semplice e facile da gestire anche per chi non ha mai fatto l’orto; 3) sequestrare CO2 nel terreno; 4) non usare alcun mezzo meccanico (leggi petrolio) – il terreno non viene mai zappato, rivoltato, compattato; 5) risparmiare acqua: abbiamo una copertura permanente del terreno, il che lo mantiene più fresco; 6) non inquinare le falde acquifere attraverso la dispersione di sostanze chimiche nel terreno; 7) produrre insalate senza nitriti; 8) evitare l’utilizzo di materie prime di lontana provenienza e non rinnovabili come la torba – ci rifacciamo i terricci in base alle disponibilità locali; 9) produrre in modo biointensivo (da 5 a 10 volte in più di un orto tradizionale); 10) rifarci da soli i microorganismi buoni che sono essenziali per produrre ortaggi bioattivi (bokasci, Teku-kana, EM, Micorrize, Compost Tea); 11) dare origine a un sistema con fertilità autorigenerante e quindi non avere bisogno di apporto esterno (concimi, antiparassitari, energia); 12) produrre ortaggi con uno shelf life (periodo di conservazione naturale) molto + lungo
Per riassumere, questi i principi fondanti dell’iniziativa:
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