Quale terriccio scegliere per i lavori di giardinaggio?

Ci siamo: a partire da questi giorni e fino a giugno si snoda il periodo giusto per effettuare rinvasi e impianti, in casa, sul terrazzo e in giardino. Quindi, ci servono vasi e terriccio in quantità. Sui vasi spesso si è fin troppo esigenti, cercando quelli più belli e decorativi, ma sul terriccio? Alzi la mano chi non ha mai pensato: “Il terriccio lo compro al supermercato perché costa meno, tanto è solo terra!”…

Bene, questa frase nasconde un ragionamento sbagliato: è sbagliato pensare che dentro quel sacco ci sia “solo terra” così come non è corretto comprare il nostro sacco di terra al supermercato perché se costa meno, è molto, molto probabile che valga anche meno. E se vale meno, la nostra costosissima o comunque amatissima pianta con tutta probabilità ci si troverà male, e pian piano deperirà. Avremo risparmiato nella terra, ma non avremo più la pianta …

Di che cosa dev’essere composto il terriccio

Scopriamo l’arcano: in un sacco di terriccio non c’è la terra come invece eravamo tentati di credere. Controllando la lista dei componenti riportata in etichetta troveremo infatti torbe, fibre di cocco o di legno, materiali vegetali verdi e/o secchi compostati, cortecce, sostanze inerti (sabbia, pomice, lapillo, perlite ecc.) e concimi naturali (guano, stallatico ecc.) o di sintesi chimica, sostanze corroboranti e altro, ma non la terra. Questa non c’è perché ogni sacco deve contenere materiali ben precisi, perfettamente bilanciati e vantaggiosi per le piante. Fattori che la “terra” non garantisce, essendo diversa da luogo a luogo di prelievo (cosa che è spesso fonte di tanti altri problemi).

Dunque, tutti i sacchi di terriccio sono una miscela di varie componenti, in percentuali variabili a seconda delle categorie di piante a cui sono destinati (es. da fiore, orchidee, bonsai, orto ecc.), e teoricamente tali componenti dovrebbero essere bilanciati in modo da assicurare il benessere delle piante.

Ma gli “ingredienti” sopra elencati – e altri non elencati – non sono tutti equivalenti: alcuni sono più pregiati, altri lo sono meno. A parità di componente, anche la provenienza fa la differenza, perché, ad esempio, i giacimenti di torba nel mondo non hanno tutti la stessa qualità. Infine, anche la lavorazione influisce moltissimo sul prodotto finale: un terriccio grossolano è ben diverso da uno fine e morbido, “parola delle radici” che ci devono vivere immerse.

Il sacco di terriccio di “primo prezzo” non può brillare per qualità

Nei sacchetti cosiddetti “primo prezzo”, in vendita nei supermercati e discount, la qualità non brilla: le componenti sono le meno pregiate (meno costose) in assoluto e alcune non sono neanche presenti (per es. il concime, importantissimo per far partire bene la nuova pianta). Non c’è garanzia della provenienza delle materie prime (la cosiddetta “tracciabilità”). La lavorazione è approssimativa o addirittura inesistente.

Aprendolo una volta acquistato ci renderemo conto con i propri occhi di una composizione fatta di pezzi grossolani, magari anche di legno vero e proprio, blocchetti di materiale duro, fibre ben visibili, a volte perfino pezzetti di plastica colorata, che tradiscono una provenienza dal compostaggio dei rifiuti organici urbani. Annusando poi il materiale nel sacco non potremo non prendere atto che a volte emana un odore di muffa, di umido, altre volte puzza decisamente, nella migliore delle ipotesi sa di legno oppure non sa di niente. A volte constateremo un terriccio troppo secco, praticamente sbriciolato, altre volte invece quasi impastato, una specie di creta che si appiccica miseramente alle mani. Dov’è la qualità? E dove il benessere per le nostre adorate piante?

Il sacco di terriccio di marca

Il sacco di terriccio di marca non costa di più perché è di marca, ma perché ha un contenuto di qualità. I componenti sono i migliori: la torba è spesso di provenienza irlandese (anziché lettone o estone, anche se raramente c’è la torba all’interno dei sacchi di “primo prezzo”), la fibra corta di cocco e la polvere, la perlite o il lapillo (anziché il polistirolo), materiale organico proveniente da compostaggio agrario (e non urbano), concime organico di prima qualità come il guano o l’humus ecc. Anzi: ultimamente le aziende più note stanno elaborando composizioni con ingredienti di tipo professionale, ossia nei terricci per hobbisti includono gli stessi materiali che utilizzano i vivaisti, proprio per garantire la massima vitalità delle piante. Spesso ci sono anche particolari molecole in grado di trattenere l’acqua, per ridurre la necessità di annaffiare di continuo (con conseguente risparmio di acqua).

E poi tutte queste componenti vengono lavorate, sminuzzate, vagliate, arieggiate e dosate, in modo da risultare morbidissime al contatto con le radici, ma al tempo stesso coese, per il loro benessere e per facilitare l’assorbimento di acqua ed elementi nutrienti.

All’apertura del sacco non si potrà non percepire subito un buon odore di terra di bosco. Toccando il terriccio, lo si sentirà morbido e fresco, né secco né umido. Non si noteranno pezzi grossolani, ma particelle fini che scivolano dalla mano ed in parte rimangono attaccate alla pelle, così come devono rimanere attaccate alle radici. Il colore è uniforme, tipico di quel prodotto: scuro per le piante fiorite, appena un po’ più chiaro per l’universale, ancora più scuro, ovvero quasi nero, per le piante verdi…

Costa di più, ma è indubbio che offre ben di di più: il migliore ambiente, la migliore “casa” per le nostre piante.

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